Non poteva mancare l’economia nella visita in Italia di Recep Tayyp Erdogan. In primo piano non solo nel colloquio con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ma anche in una cena con una quindicina di imprenditori. L’economia turca sta crescendo, spinta dai consumi, dal sostegno alle pmi, con il Fondo di garanzia sui finanziamenti, le infrastrutture, anche in vista delle celebrazioni del Centenario della Repubblica, nel 2024. I dati del Pil indicano un +5,5 per il 2017, ma potrebbe essere anche superiore (il terzo trimestre ha segnato +11). Per il 2018 si prevede +4,5-5 per cento. L’Italia è il terzo partner commerciale della Turchia, l’interscambio sfiora i 15,3 miliardi di euro nel periodo tra gennaio e ottobre 2017, una crescita del 9,8% rispetto allo stesso periodo 2016.

Ma si più dare di più. Erdogan lo ha detto a Gentiloni e lo ha ripetuto a cena con le imprese: tra i presenti c’erano il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia; aziende delle costruzioni, da Astaldi a Salini-Impregilo; l’alimentare, Barilla e Ferrero; e poi Leonardo, Pirelli, Maccaferri, Snam, Elt-Elettronica Group, Cementir, Fincantieri (è stata organizzata dall’Agenzia per la promozione degli investimenti in Turchia, Ispi e Pirelli). Tra i progetti c’è l’ampliamento dell’aeroporto di Istanbul in Turchia, che dovrebbe essere completato nel 2024 e avere un flusso di 150 milioni di passeggeri. Obiettivo del governo è rafforzare i trasporti (strade, ferrovie, un secondo canale che dovrebbe doppiare il Bosforo), ma anche servizi come la sanità, con nuovi ospedali, e spingere sull’automotive, per rafforzare un’industria automobilistica turca. Uno dei temi affrontati è stato anche la difesa.

Tra le aziende, Astaldi ha consegnato l’anno scorso il terzo ponte sul Bosforo: ora, tra i progetti, dice il presidente Paolo Astaldi, 400 chilometri di autostrada tra Gebze e Izmir e un grande polo ospedaliero ad Ankara. Opere realizzate, continua, con aziende turche: «Una collaborazione proficua che ci ha portato ad andare insieme anche su altri mercati». Astaldi è presente da 35 anni, Impregilo-Salini dagli anni 60 (ha realizzato il secondo ponte sul Bosforo): in Turchia ha appena presentato offerte per il metrò leggero di Izmir e una rete ferroviaria tra Istanbul e Bulgaria, valore complessivo 850 milioni di euro. In corso di esecuzione c’è l’ospedale di Gaziantep, 600 milioni di euro, e l’impianto di trattamento delle acque di Atakoy, a Istanbul. «Un gruppo come il nostro, presente in 50 stati e con il fatturato per il 93% all’estero è molto interessato alla Turchia», sottolinea l’ad Pietro Salini.

L’energia è uno dei traini di sviluppo, sia per le rinnovabili, sia perché passeranno di fatto tra Turchia e Grecia le tratte del gas. «La Turchia per noi è importante per i flussi del Corridoio Sud, abbiamo previsto una missione entro marzo 2018», dice il presidente Snam, Carlo Malacarne. «Rinnovabili e infrastrutture sono due settori che abbiamo voluto presidiare, inoltre la Turchia è porta d’ingresso per il Medio Oriente», dice il presidente del gruppo, Gaetano Maccaferri. Le aziende presenti in Turchia sono quasi 1.400. Pirelli produce pneumatici dagli anni ’60, con uno stabilimento a Izmit, con circa 500 occupati dal 2007 ha un’area dedicata ai pneumatici destinati ai campionati Motorsport; Cementir è il principale produttore di cemento grigio (4 impianti) e calcestruzzo (17 centrali) in Turchia. Grandi imprese, ma anche le piccole: per il Fondo di garanzia per le pmi, dice il responsabile Ice ad Istanbul, Aniello Musella, sono stati stanziati per il 2018 14,5 miliardi di dollari.

Fonte: Il Sole 24 Ore