Dal 17 febbraio le confezioni dovranno avere in etichetta il nome del Paese nel quale
il grano viene coltivato e quello in cui il grano è stato macinato. Ma a partire dal secondo quadrimestre del 2018 il regolamento europeo sostituirà la nuova normativa

Conto alla rovescia per l’introduzione dell’obbligo dell’origine del grano sui pacchi di pasta. Dal 17 febbraio le confezioni dovranno avere in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello in cui il grano è stato macinato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. invece, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue.

Le perplessità dei pastai
Anche l’Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) che nei mesi scorsi aveva espresso perplessità sul decreto che entrerà in vigore la prossima settimana, ovviamente rispetterà la nuova normativa. Ma i dubbi restano: «Le nostre perplessità iniziali — spiega il presidente di Aidepi Riccardo Felicetti — deriva dalla considerazione che non è attraverso l’origine della materia prima che si dichiara la qualità della pasta che, piuttosto, deriva dal saper fare il pastaio. Abbiamo cercato di sostenere le nostre idee, che non sono state accolte dal legislatore. E così le prime confezioni sono già sul mercato. Ma riteniamo che ci sia stata una spinta in avanti troppo rapida: a partire dal secondo quadrimestre del 2018, infatti, arriverà il regolamento europeo che sostituirà la nuova normativa». Il regolamento — che riguarderà non solo la pasta — sarà direttamente applicabile in tutti gli stati membri e introdurrà l’origine volontaria per tutti i prodotti e basterà indicare se l’ingrediente primario ha un’origine diversa da quella del prodotto finito.

I dubbi dei consumatori
Anche per questo, prima ancora che entri in vigore il decreto italiano e in attesa del regolamento Ue, Federconsumatori è già sul piede di guerra: «La posizione che si esprime nella bozza di regolamento è assolutamente inaccettabile. Le buone pratiche italiane sull’etichettatura devono essere difese: se il testo venisse approvato assisteremmo ad una vera e propria involuzione sul piano del diritto all’informazione nonché della sicurezza alimentare di tutti i cittadini». Il rischio, quindi, è che la doppia novità possa creare confusione. «Ma la cosa più grave — conclude Felicetti — è aver creato l’idea che il grano italiano sia meglio di quello estero: ciò potrebbe ridurre la qualità della materia prima utilizzata».

Fonte: Corriere.it