Made in Italy senza Freni. In rapporto al PIL il made in Italy è arrivato tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018 al suo massimo storico pari al 26,1% , segnando una crescita dell’export del +7,4% in valore e del +3,1% in volume. Nel 2017 l’export di beni “made in Italy” è arrivato a 448,1 miliardi di euro che, bilanciato da import per 400,6 miliardi, ha determinato un surplus del commercio estero di 47,5 miliardi. L’Italia vanta 844 prodotti, su un totale di 5.117, classificatisi primi, secondi o terzi al mondo per saldo commerciale attivo con l’estero, per un valore complessivo di 161 miliardi di dollari. “Solo” i 210 prodotti “primi classificati” per saldo commerciale fanno guadagnare al Bel Paese 51 miliardi di dollari. Questi alcuni dei dati emersi al convegno “Italiano Vero”, organizzato dal Rotary Roma Polis e dal Rotary Roma Sud Est, con la collaborazione dell’Osservatorio Italia in Testa e della Link Campus University, e con il Patrocinio del Distretto Rotary 2080. Gli attori del pomeriggio: Alberto Bombassei – Presidente Brembo; Maria Luisa Trussardi – Presidente Gruppo Trussardi; Maurizio Marinella- Amministratore E. Marinella; Antonino Moccia – Amministratore Fabbrica della Pasta di Gragnano; Salvatore Palitta-Presidente del Consorzio per la Tutela del Formaggio Pecorino Romano DOP; Giorgia Martone-Consigliere Industrie Cosmetiche Riunite; Tonino Boccadamo – Presidente Boccadamo; Fabrizio Santarelli – Titolare Azienda Agricola Castel De Paolis.

Il successo delle specializzazioni produttive italiane sono costituite soprattutto da quattro grandi aree merceologiche: l’automazione meccanica, l’abbigliamento-moda, l’arredo-casa e l’alimentare-bevande. L’immagine presso i consumatori esteri interessati all’acquisto di prodotti e sevizi è molto elevata. Così come la stessa immagine sta migliorando rispetto al passato presso gli uomini di affari per fare business. I principali acquirenti sono: Stati Uniti, Corea, Cina, Russia, Arabia Saudita, ma anche le più nostrane Spagna, Grecia, Germania e Francia, soprattutto per alcuni prodotti alimentari.

A contribuire all’immagine del Made in Italy c’è la forza dei distretti industriali, le cui esportazioni, dopo il crollo del 2009, hanno continuato a salire negli ultimi otto anni con una crescita che supera i 30 miliardi di euro. Risultai eccellenti anche per quelle aziende che durante la crisi hanno puntato sull’innovazione e sostenibilità, registrando performance positive su occupazione ed export.

Bisogna puntare, come sfida per il futuro, però, nonostante i risultati positivi a strategie sempre più mirate per crescere, partendo dal consolidamento delle relazioni con i retailer internazionali, dalla ricerca di un maggior supporto di partner finanziari e la creazione di consorzi tra produttori, che permettano un’immagine unitaria del sistema paese all’esterno. E’ necessaria la formazione di una cabina di regia che promuova il brand “made in Italy” in maniera programmata e sistematica.

Ulteriore sfida è quella alla contraffazione del Made in Italy, che solo per il settore food il “mercato del falso” vale oltre 100 miliardi di euro. Sono necessarie regolamentazioni nazionali e sovranazionali, che siano a sostegno dell’economia e dei prodotti italiani.